I limiti tecnici e finanziari che si suppone siano imposti dal deficit del bilancio federale e dal debito federale sono vestigia della moneta merce. L’attuale sistema di moneta fiat non è soggetto a tali restrizioni. Il concetto di limite finanziario al livello della spesa federale non tassata (creazione di moneta/spesa in deficit) è errato. I precedenti vincoli imposti dal regime di standard aureo non sono più in vigore dal 1971. Questo non significa che la spesa in deficit non abbia conseguenze economiche. Questo per dire che tutto lo spettro delle opzioni di politica fiscale possibili dovrebbe essere considerato e valutato in base all’impatto economico piuttosto che a vincoli finanziari immaginari. La politica macroeconomica corrente si può concentrare su come utilizzare in modo più compiuto le risorse produttive di un Paese. Ci possiamo permettere di risolvere il problema di un effettivo eccesso di capacità produttiva: è sufficiente impiegare le risorse inattive.

La nostra capacità di affrontare adeguatamente i problemi reali è stata impedita dai modelli economici obsoleti presi come riferimento. L’attenzione è stata deviata da questioni che hanno effetti economici reali a problemi di contabilità privi di significato. Le discussioni su reddito, inflazione e disoccupazione sono state oscurate da quelle sul debito e sul deficit nazionali. Il ventaglio delle azioni politiche possibili è stato ridotto senza motivo. La conoscenza errata del deficit federale ha reso i responsabili politici riluttanti a discutere ogni misura che comportasse il rischio di aumentare l’entità del debito federale. Allo stesso tempo proprio quei politici aumentano gli incentivi al risparmio che accrescono la necessità dei tanto temuti deficit.

I considerevoli problemi economici che sfidano gli Stati Uniti oggi non sono estremi. È solo l’errata comprensione del funzionamento della moneta e della contabilità ad impedire agli Americani di raggiungere la qualità di vita più elevata che sarebbe immediatamente realizzabile.

1 Ikus https://www.retemmt.it/conclusioni/.