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Alemania eta EBZ

In Germania fanno causa alla BCE contro il programma PEPP

(https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-in_germania_fanno_causa_alla_bce_contro_il_programma_pepp/11_40325/)

di Holger Zschäpitz – die Welt

Recentemente, di onnipotenza di Bce è stata notevolmente scalfita. La sua influenza sugli importanti parametri del mondo finanziario sta chiaramente diminuendo. Così, all’improvviso, i rendimenti sono velocemente aumentati, perché gli investitori temono un ritorno della a lungo ritenuta morta inflazione.

Contro tali paure, pure i poteri asseritamente miracolosi della stampa di moneta hanno solo un effetto limitato. In quanto, più denaro alimenterà solo le preoccupazioni circa l’inflazione.

Ora, i banchieri centrali vengono richiamati al fatto che il loro mandato ha anche limiti legali. Un gruppo di imprenditori e professori, sotto la guida dell’economista berlinese Markus Kerber, ha intentato un ricorso contro il programma di emergenza pandemico PEPP avanti la Corte costituzionale federale. “Il PEPP è un caso palese di finanziamento monetario degli Stati. E ciò è chiaramente vietato dall’articolo 123 del Trattato Ue”, afferma Kerber. In tal modo, Bce va indubbiamente oltre il proprio ambito di competenza.

Il ricorso, lungo 140 pagine, spiega in dettaglio in che misura il PEPP rappresenta un allargamento sostanziale delle competenze assegnate dal Trattato, raffrontato ai programmi di acquisto esistenti come il PSPP. Il programma di acquisto di obbligazioni PSPP [il QE ndt], iniziato nel 2015, è stato lanciato con l’obiettivo di scongiurare la deflazione e riportare l’inflazione nella eurozona verso l’obiettivo del 2%.

“Con il PEPP, non è più visibile il legame con la politica monetaria”, lamenta Kerber. Il programma è una misura di politica economica e finanziaria per la stabilizzazione o, addirittura, il salvataggio della zona euro. “Ma Bce non ha per nulla il mandato di tenere unita la zona euro”.

Con il PEPP siamo in presenza di “gravi, strutturali trasgressioni da parte di Bce-Eurosistema”, si legge nel ricorso. In quanto [ai sensi del Trattato], la competenza di politica economica spetta agli Stati membri.

Soprattutto, Bce, con il PEPP, andrebbe oltre le linee rosse fissate dalla Corte costituzionale federale, sostiene Kerber. Così, nella loro precedente sentenza sul PSPP, i giudici costituzionali tedeschi hanno formulato regole chiare, che Bce deve rispettare perché gli acquisti non rientrino nel divieto al finanziamento monetario degli Stati.

Karlsruhe fissa chiari limiti massimi di acquisto

In effetti, i giudici di Karlsruhe avevano indicato che ci sono chiari limiti massimi di acquisto per i programmi di acquisto [programmi di salvataggio nel testo tedesco, ndt] e che deve essere applicata pure la capital key, acciocché non sorga il sospetto che si privilegi unilateralmente singoli Stati Membri. Inoltre, di ciascuna singola emissione obbligazionaria, Bce non può detenere più di un terzo e ciò al fine di non avere diritto di voto nella ristrutturazione. Kerber afferma che nessuna di queste regole vale per il PEPP.

Il suo ricorso non è diretto contro Bce ma, piuttosto, contro il governo ed il parlamento federali tedeschi. Essi sarebbero inadempienti rispetto al proprio obbligo costituzionale, detto responsabilità per l’integrazione [Integrationsverantwortung] e non metterebbero i banchieri centrali al loro posto.

Bundesbank che, per conto di Bce, effettua gli acquisti di obbligazioni per la Germania, dovrebbe essere esonerata dall’esecuzione degli acquisti di obbligazioni. Il diritto di Bce ad impartire istruzioni, ai sensi dell’articolo 130 del Trattato Ue, a Bundesbank, non si applica in quanto, con il PEPP, Bce sta agendo ultra vires [al di là dei propri poteri]. In parole povere: la Germania si assumerebbe una responsabilità miliardaria, senza avere alcun controllo democratico reale.

Finanziatore nascosto degli Stati Membri

Dal 2015 Bce ha acquisito titoli di stato per un volume di circa 3,2 trilioni di euro, diventando così il più grande creditore della zona euro. Di questi, quasi 900 miliardi di euro sono stati sborsati nell’ambito del PEPP. Ciò include anche obbligazioni della Repubblica Federale tedesca, per un totale di 736 miliardi di euro, nonché obbligazioni italiane per un totale di 530 miliardi di euro. I banchieri centrali detengono, ad esempio, obbligazioni federali per 769 miliardi di euro e titoli di debito italiani per 551 miliardi di euro. Bce detiene circa un terzo del debito tedesco e un quinto del debito italiano.

Per molti esperti, Bce è assurta a finanziatore nascosto degli Stati membri. Di recente, già alcuni politici che si occupano di questioni finanziarie hanno chiesto ai banchieri centrali di cancellare parte del debito. Per il ricorrente Kerber, questa è un’ulteriore prova che il PEPP è finanziamento monetario degli Stati.

Non è il primo ricorso intentato da Kerber contro la smisurata politica monetaria di Bce. Infatti, il controverso professore di finanza non è affatto sconosciuto a Karlsruhe. Egli ha già fatto ricorso contro Bce, in merito al Trattato di Lisbona, agli aiuti alla Grecia, allo OMT, al PSPP. Il suo ricorso sul PEPP è già l’ottavo davanti a quel tribunale. Se si vuole assegnare a Bce maggiori responsabilità, si devono modificare i Trattati, afferma Kerber.

Se l’inflazione aumenterà improvvisamente, Bce esaurirà presto gli argomenti. “Se l’inflazione aumenta, Bce cade in trappola”, dice Kerber.

Importante riunione dei banchieri centrali

Nelle ultime settimane, i mercati finanziari hanno fornito un primo assaggio. Improvvisamente, i rendimenti dei titoli di Stato a lungo termine sono saliti alle stelle. Il motivo principale è il timore di un ritorno dell’inflazione. Le aspettative di inflazione, indicate da strumenti negoziati sui mercati, per la zona euro sono recentemente salite al livello più alto dal 2019 e, addirittura, a un massimo di tre anni per la Germania.

L’aumento di tali tassi dovrebbe essere l’argomento principale, pure della riunione del Consiglio di Bce, fissato di giovedì [11 marzo 2021, ndt]. Tanto più che i massimi banchieri centrali di Francoforte sono già intervenuti verbalmente. Dal capo di Bce Christine Lagarde, al capo economista Philip Lane, al membro del consiglio Isabel Schnabel, sono venute parole di ammonimento. Essi hanno sottolineato che l’aumento dei rendimenti è un rischio per la ripresa nella eurozona.

Pure il capo della banca centrale francese, François Villeroy de Galhau, si è espresso a favore dell’utilizzo flessibile del programma di acquisto di obbligazioni PEPP, al fine di evitare distorsioni sui mercati obbligazionari. E i banchieri centrali hanno già fatto seguire le parole dai fatti. Nelle ultime due settimane, Bce ha notevolmente ampliato gli acquisti lordi, nel contesto del PEPP. Secondo i calcoli della agenzia finanziaria Bloomberg, la scorsa settimana sono state acquistate obbligazioni per un volume di 18,2 miliardi di euro, significativamente più dei 16,9 miliardi di euro della settimana precedente.

Gli esperti si aspettano che il Consiglio invii un chiaro segnale, di non voler tollerare ulteriori aumenti dei tassi. Il loro aumento contraddirebbe l’obiettivo di Bce di garantire condizioni di finanziamento favorevoli, afferma Ebrahim Rahbari, stratega di Citi.

Inoltre, i banchieri centrali potrebbero essere tentati di dimostrare di avere ancora ulteriori munizioni per eliminare le distorsioni sui mercati. In effetti, nell’ultima riunione di gennaio, Lagarde aveva lanciato un nuovo messaggio: fare tutto il possibile per garantire che le condizioni di finanziamento nella zona euro rimangano favorevoli. Per il ricorrente Kerber, anche questo non fa parte del mandato della banca centrale.

(traduzione di Musso)

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Fuori dall’Ue, il Regno Unito è un modello: crollano ricoveri e decessi per Covid

(https://www.ilparagone.it/senza-categoria/fuori-dallue-il-regno-unito-e-un-modello-da-imitare-crollano-ricoveri-e-decessi-per-covid/?fbclid=IwAR0PJ6Xk65I5LHRL9q5p53MxtYFYIerILHZiTFp0tHN8HC7Ti5-p-FaTUCE)

In un Vecchio Continente che si cosparge da settimane il capo di ceneri, recitando il mea culpa per la gestione scriteriata del piano vaccinazioni che ha finito per portare benefici soltanto ai colossi di Big Pharma e alle loro già ricche casse, c’è un’isola felice che si gode con soddisfazione i progressi, enormi, del recente passato. Parliamo del Regno Unito, guarda caso il Paese che ha scelto di lasciare l’Unione Europea e liberarsi dai suoi diktat e dalle sue storture. Vedendo oggi crollare il numero dei morti e schizzare verso l’alto quello dei cittadini che hanno già ricevuto il trattamento anti-Covid.

Nelle ultime ore, il Regno Unito ha infatti archiviato una giornata da record con 874.000 dosi di vaccino contro il coronavirus somministrate. I dati sono relativi a sabato 20 marzo e rappresentano un invidiabile record: in pratica, secondo il Daily Mail, si è viaggiato a 27 dosi al secondo. Già venerdì 19 marzo la campagna di vaccinazione aveva d’altronde raggiunto livelli altissimi, con 711.156 dosi inoculate. Nel paese, più di metà della popolazione adulta ha ricevuto almeno una dose.

Un sforzo enorme, da parte della autorità britanniche, che ha portato grandi benefici: i dati dei morti registrati sono stati 33in totale, una settimana fa erano invece 52. Il segreto del successo? La possibilità di prendere decisioni in fretta e autonomamente, al contrario degli altri Paesi Ue costretti, invece, a fare i conti con le direttive di Bruxelles. La Gran Bretagna, per esempio, ha potuto scegliere fin da subito di accelerare i tempi tra prima e seconda dose di vaccino fino a 12 settimane, scelta imitata solo successivamente dagli altri Stati e che ha consentito di sfruttare tutte le dosi disponibili.

Ad accelerare ulteriormente la campagna vaccinale covid anche la scelta di dislocare quanti più punti vaccini possibile e rendere semplice ed efficace la registrazione per l’adesione. E così al Regno Unito ora tutti guardano come a un modello da imitare, nella speranza di poter registrare a propria volta statistiche analoghe. Compresi quelli che, fino a qualche mese fa, sostenevano ancora che la Brexit fosse stato un clamoroso errore: forse, invece di criticare la scelta della Gran Bretagna, sarebbe il caso di prendere appunti.

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