Mario Draghi: zipriztinak (2)

(i) Fiducia al governo Draghi: quasi il 100% in Parlamento ma solo il 65% nel mondo reale

(https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-fiducia_al_governo_draghi_quasi_il_100_in_parlamento_ma_solo_il_65_nel_mondo_reale/29296_39810/)

(ii) La crisi italiana? I pregiudizi tedeschi contro l’Italia fanno più danni. Parola di economista austriaco

(https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_crisi_italiana_i_pregiudizi_tedeschi_contro_litalia_fanno_pi_danni_parola_di_economista_austriaco/11_39798/)

(iii) D. Broder – Quello Draghi è il primo governo occidentale compiutamente “post-democratico”

(iv) Paolo Maddalena: Primi atti Governo Draghi confermano la sua natura neoliberista

(v) I 3 pilastri dell’ideologia draghiana

(vi) Le proposte di Draghi sul fisco? Interi passaggi copiati da un editoriale dell’economista Giavazzi

(https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/21/ridurre-la-tassazione-cosi-draghi-ha-copiato-leconomista-giavazzi/6108474/?utm_term=Autofeed&utm_campaign=Echobox2021&utm_medium=social&utm_content=marcotravaglio&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR0tVx3djPueDN9AhkH0b9lJpSky9BpL0jy9WcDkhAeTM26EqNnyrA9G08I#Echobox=1613929364)

Anche quelli bravi a volte copiano. In questo caso, nella parte sul Fisco del discorso programmatico di Mario Draghi, la copiatura è più precisamente un copia-incolla di un articolo di Francesco Giavazzi, bandiera della Bocconi, editorialista del Corriere della Sera, liberal-liberista che da anni sostiene che l’economia si fa ripartire riducendo le tasse. A scoprire la coincidenza tra i due testi è stato Carlo Clericetti, competente giornalista economico, che oggi cura il blog Soldi e Potere sul sito di Repubblica (che però non ci pare abbia dato risalto a questa notizia). L’articolo del professore bocconiano risale al 30 giugno 2020 ed è intitolato “I passaggi necessari sul fisco” con la prospettiva di una riforma del sistema.

Scriveva Giavazzi: “Questa osservazione ha due conseguenze. Innanzitutto non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta”. Dice Draghi: “Non bisogna dimenticare che il sistema tributario è un meccanismo complesso, le cui parti si legano una all’altra. Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta”.Scriveva Giavazzi: “La seconda lezione è che le riforme della tassazione dovrebbero essere affidate a esperti, persone che conoscono bene che cosa può accadere se si cambia un’imposta”. Dice Draghi: “Inoltre, le esperienze di altri Paesi insegnano che le riforme della tassazione dovrebbero essere affidate a esperti, che conoscono bene cosa può accadere se si cambia un’imposta”.

Scriveva Giavazzi: “La Danimarca, nel 2008, nominò una Commissione di esperti in materia fiscale. La Commissione incontrò i partiti politici e le parti sociali e dopo un anno presentò la sua relazione al Parlamento in una seduta trasmessa in diretta tv. Il progetto della Commissione prevedeva un taglio significativo della pressione fiscale pari a 2 punti di Pil. L’aliquota marginale massima dell’imposta sul reddito veniva ridotta di 5,5 punti percentuali, mentre la soglia di esenzione veniva alzata”.

Dice Draghi: “Ad esempio la Danimarca, nel 2008, nominò una Commissione di esperti in materia fiscale. La Commissione incontrò i partiti politici e le parti sociali e solo dopo presentò la sua relazione al Parlamento. Il progetto prevedeva un taglio della pressione fiscale pari a 2 punti di Pil. L’aliquota marginale massima dell’imposta sul reddito veniva ridotta, mentre la soglia di esenzione veniva alzata”. Draghi omette l’importo della riduzione, in effetti molto alto.

Scriveva Giavazzi: “Un metodo simile fu seguito in Italia all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso quando il governo affidò a una commissione di esperti, fra i quali Bruno Visentini e Cesare Cosciani, il compito di ridisegnare il nostro sistema tributario, che non era stato più modificato dai tempi della riforma Vanoni del 1951. Si deve a quella commissione l’introduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) e del sostituto d’imposta per i redditi da lavoro dipendente. Una riforma fiscale segna in ogni Paese un passaggio decisivo. Indica priorità, dà certezze, offre opportunità, è l’architrave della politica di bilancio”.

Dice Draghi: “Un metodo simile fu seguito in Italia all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso quando il governo affidò a una commissione di esperti, fra i quali Bruno Visentini e Cesare Cosciani, il compito di ridisegnare il nostro sistema tributario, che non era stato più modificato dai tempi della riforma Vanoni del 1951. Si deve a quella commissione l’introduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e del sostituto d’imposta per i redditi da lavoro dipendente. Una riforma fiscale segna in ogni Paese un passaggio decisivo. Indica priorità, dà certezze, offre opportunità, è l’architrave della politica di bilancio”.

La copiatura è eclatante e, anche se può essere comprensibile recuperare idee di studiosi di cui si ha grande stima, perché non dichiararlo pubblicamente? E soprattutto, perché incollare integralmente interi paragrafi? Draghi non aveva tempo per scrivere? Di suo pugno, Draghi scrive che “va studiata una revisione profonda dell’Irpef con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività. Funzionale al perseguimento di questi ambiziosi obiettivi sarà anche un rinnovato e rafforzato impegno nell’azione di contrasto all’evasione fiscale”. Riferimento alla Costituzione e solite frasi di circostanza. Tranne la sostanza “danese”: ridurre le tasse alle aliquote più alte.

(vii) Visco: euro non può sopravvivere senza Stato federale. Intanto esplode deficit commerciale francese

(viii) I “miracoli di Draghi” in Grecia (dato per dato)

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