DTM nagusia nonahi

(1) (https://www.facebook.com/thomasfazi/posts/3544069322352847)

CIRCA ALCUNE CRITICHE ALLA MMT

In merito all’attenzione che in queste settimane sta ricevendo la teoria monetaria moderna (MMT) nel nostro paese, sull’onda della pubblicazione de “Il mito del deficit” di Stephanie Kelton, sono emerse due posizioni particolarmente curiose.

La prima è quella di matrice cospirazionista, secondo cui, se i media mainstream iniziano a parlare di MMT, questo deve essere inevitabilmente parte di un piano oscuro di cui neanche gli stessi cospirazionisti riescono a comprendere bene i dettagli, ma qualcosa ci deve stare per forza sotto se i poteri forti iniziano a parlare di MMT.

La seconda posizione è quella di matrice sinistrata, secondo cui, pur non essendoci necessariamente dietro chissà quale cospirazione, non bisognerebbe emozionarsi troppo per il cambio di paradigma in corso perché l’intenzione delle élite non è quello di usare il “modello MMT” per avere piena occupazione e welfare, ma piuttosto di usarlo per mantenere in piedi il sistema attuale. Per questo motivo, sbaglierebbe chi spera di cambiare le cose puntando su una teoria economica o su una “ricettina tecnica”, perché alla fine l’unica cosa che conta sono i rapporti di forza in seno alla società.

Sul primo punto, c’è poco da dire. Siamo di fronte agli effetti del progressivo imbarbarimento del dibattito negli ambienti della contro-informazione. Non ci vuole molto per capire, infatti, che se le élite fanno solo quello che in qualunque dato momento ritengono essere più conveniente per i propri interessi, viene meno il senso stesso della politica, poiché il corollario di questo ragionamento è che non vi sia nessun agente o “motore” della storia all’infuori della volontà delle élite.

Per fortuna sappiamo che non è così. Le dinamiche politiche sono il risultato dell’incontro/scontro di innumerevoli fattori, tra cui l’emergere di discorsi contro-egemonici capaci di scalfire l’ideologia dominante. Il “successo” della MMT è un perfetto esempio di ciò: sono vent’anni che i teorici della MMT lavorano per cambiare lentamente il senso comune in materia di macroeconomia. Con la pandemia, come avviene sempre in tempo di crisi (economiche o militari che siano), il paradigma dominante è andato in crisi, ma stavolta – a differenza per esempio della crisi del 2008 – c’era una teoria alternativa sufficientemente conosciuta e solida per cominciare ad imporsi al suo posto. Che è, a grandi linee, quello che sta avvenendo. Non tutto è un complotto, ragazzi.

Che poi le élite cercheranno comunque di usare il nuovo paradigma a loro vantaggio, questo è scontato. Su questo punto, però, c’è un’altra puntualizzazione da fare. Molti sembrano pensare che quello che a cui abbiamo assistito in questi mesi e a cui continueremo realisticamente ad assistere per molto tempo a venire – monetizzazione dei deficit, utilizzo massivo della leva del debito ecc. – rappresenti “l’applicazione” di un fantomatico “modello MMT”. Da qui l’idea secondo cui le élite starebbero “usando” la MMT. Non è così. La MMT non è un modello da applicare ma una teoria economica che spiega come funzionano *già* i moderni sistemi monetari.

In questo senso bisogna capire che le succitate politiche messe in campo dall’inizio della pandemia non rappresentano nulla di particolarmente nuovo. I politici utilizzano da sempre quello che alcuni chiamano il “modello MMT”, ma che in realtà è semplicemente il normale funzionamento dei sistemi monetari, per i propri vantaggi. Vedasi l’ampio uso dei deficit in seguito alla crisi del 2008 per sostenere il sistema finanziario. O il fatto che i soldi per fare le guerre si trovano sempre. La stessa idea che oggi, a differenza del passato, si faccia un uso più ampio della cosiddetta “monetizzazione” rappresenta anch’essa un’illusione: nei fatti, nei moderni regimi monetari, i deficit vengono sempre monetizzati, cioè finanziati con emissione di base monetaria, come spiega bene la Kelton nel suo libro.

L’unica vera eccezione, in questo senso, sono le politiche messe “temporaneamente” in campo nell’eurozona: ma anche in questo caso non stiamo assistendo all’applicazione di un inesistente “modello MMT” quanto al ricorso, per ragioni di stabilità di sistema, ai normali strumenti di politica monetario-fiscale che sono a disposizione di tutte le banche centrali, inclusa la BCE, a prescindere dai vincoli legali autoimposti alla BCE dall’architettura dell’euro.

La vera particolarità di questa fase storica consiste piuttosto nel fatto che le élite non possono più occultare la reale natura degli strumenti a cui stanno facendo ricorso. E questo è in buona parte un merito della MMT. Sarebbe a dire che quello che sta contribuendo a fare la MMT è far comprendere alla gente quale sia la reale natura degli strumenti utilizzati dai politici per “tenere a galla la baracca”, impedendogli dunque di ricorrere alle solite mistificazioni di sempre, e aprendo così la strada all’utilizzo di quegli stessi strumenti per altri fini.

In altre parole, i politici oggi non possono più permettersi di utilizzare i poteri di emissione monetaria della banca centrale mentre al contempo fanno finta di fare ricorso alle tasse per finanziare le nuove spese e paventano il rischio di “rimanere senza soldi”, come hanno fatto all’indomani della crisi finanziaria del 2008. La narrazione dominante non riesce più a tenere il passo con la realtà. E questo rappresenta un’indubbia sconfitta per le élite.

Il che ci porta all’argomentazione dei sinistrati. Nessuno ha mai sostenuto che il cambio di paradigma nel senso di un ingresso dei precetti MMT nella narrazione mainstream avrebbe portato dritti al socialismo. Ma se non si comprende il ruolo centrale che la narrazione sulla scarsità del denaro ha avuto nell’imposizione del paradigma neoliberale, e che dunque il venir meno di quella narrazione rappresenta *già di per sé* una vittoria enorme e anzi una condizione sine qua non per il perseguimento di un modello alternativo, allora, scusate, ma non si è capito nulla.

Come detto, comprendere il reale funzionamento dei sistemi monetari rappresenta una condizione necessaria per poter immaginare dei paradigmi socioeconomici alternativi. E il venire meno del paradigma della scarsità del denaro rappresenta un’indubbia sconfitta per le classi dominanti, poiché in futuro gli sarà molto più difficile ricorrere ad argomentazione fintamente tecniche per giustificare le loro politiche. Adesso ovviamente sta a noi far sì che questo nuovo paradigma teorico si trasformi in un nuovo paradigma politico. E questo dipende – sì – dalla nostra capacità di fare politica e di ribaltare i rapporti di forza.

Ma la MMT rappresenta un alleato fondamentale in questa battaglia, per il semplice fatto che se non si comprende ciò che è teoricamente possibile non si può comprendere ciò che è politicamente possibile1.

2) (https://twitter.com/battleforeurope/status/1341809440232591360)

Thomas Fazi@battleforeurope

Domenico Siniscalco, ex direttore generale del Tesoro ed ex ministro dell’Economia, sulla prima pagina di @repubblica di oggi:

Irudia

2020 abe. 23


Espainierazko itzulpena, Google-ren bidez:

SOBRE ALGUNAS CRÍTICAS A LA MMT

En cuanto a la atención que en estas semanas está recibiendo la teoría monetaria moderna (MMT) en nuestro país, sobre la ola de la publicación de ′′ El mito del déficit ′′ de Stephanie Kelton, han surgido dos posiciones especialmente curiosas.
La primera es la matriz conspiracionista, según la cual, si los medios de comunicación comienzan a hablar de MMT, esto debe ser inevitablemente parte de un plano oscuro del que ni los mismos conspiracionistas pueden entender bien los detalles, pero algo tiene que caber bajo si los poderes fuertes comienzan a hablar de MMT.
La segunda posición es la de matriz izquierda, según la cual, aunque no necesariamente está detrás de quién sabe qué conspiración, no habría que emocionarse demasiado por el cambio de paradigma en curso porque la intención de las élites no es usar el ′′ modelo MMT ′′ para tener plena ocupación y bienestar, sino más bien usarlo para mantener el sistema actual. Por esta razón, fallaría quien espera cambiar las cosas apuntando a una teoría económica o a una ′′ receta técnica ′′ porque al final lo único que importa son las relaciones de fuerza en la sociedad.
En el primer punto, hay poco que decir. Nos encontramos ante los efectos del progresivo embarque del debate en los ambientes de la contra-información. No se necesita mucho para entender que si las élites hacen solo lo que en cualquier momento determinan ser más convenientes para sus intereses, se pierde el sentido mismo de la política, ya que el corolario de este razonamiento es que no haya ningún Agente o ′′ motor ′′ de la historia, excepto la voluntad de las élites.
Menos mal que sabemos que no es así. Las dinámicas políticas son el resultado del encuentro / enfrentamiento de innumerables factores, incluyendo el surgimiento de discursos contra hegemónicos capaces de descalificar la ideología dominante. El ′′ éxito ′′ de MMT es un perfecto ejemplo de ello: hace veinte años que los teóricos de MMT trabajan para cambiar lentamente el sentido común en materia de macroeconomía. Con la pandemia, como siempre ocurre en tiempos de crisis (económicas o militares que sean), el paradigma dominante se ha ido en crisis, pero esta vez-a diferencia de la crisis de 2008-había una teoría alternativa suficientemente conocida y sólida para empezar a imponerse en su lugar. Que es, a grandes rasgos, lo que está ocurriendo. No todo es una conspiración, chicos.
Que luego las élites intentarán usar el nuevo paradigma para su beneficio, eso es obvio. Sin embargo, en este punto hay que señalar otra puntualización. Muchos parecen pensar que lo que hemos sido testigos estos meses y a lo que seguiremos realistamente asistiendo durante mucho tiempo a venir – monetización de déficits, uso masivo de la palanca de deuda, etc. – represente ′′ la aplicación ′′ de un fantomático ′′ modelo MMT “. De ahí la idea de que las élites estarían ′′ usando ′′ MMT. No es así. MMT no es un modelo para aplicar, sino una teoría económica que explica cómo funcionan * ya * los modernos sistemas monetarios.
En este sentido hay que entender que las políticas arriba mencionadas desde el inicio de la pandemia no son nada especialmente novedoso. Los políticos siempre han utilizado lo que algunos llaman el ′′ modelo MMT “, pero que en realidad es simplemente el funcionamiento normal de los sistemas monetarios, para sus propias ventajas. Véase el amplio uso de los déficits tras la crisis de 2008 para apoyar el sistema financiero. O el hecho de que el dinero para guerras siempre se encuentra. La misma idea de que hoy, a diferencia del pasado, se haga un uso más amplio de la llamada monetización, también es una ilusión: en los hechos, en los modernos regímenes monetarios, los déficits siempre se monetizan, es decir, financiados con emisión básica monetaria, Qué bien explica Kelton en su libro.
La única excepción real en este sentido son las políticas ′′ temporalmente ′′ en el campo de la eurozona, pero también en este caso no estamos presenciando la aplicación de un ′′ modelo MMT ′′ inexistente en cuanto al recurso, por razones de estabilidad del sistema. a los instrumentos normales de política monetaria y fiscal que están a disposición de todos los bancos centrales, incluido el BCE, independientemente de las limitaciones legales autoimpuestas al BCE por la arquitectura del euro.
La verdadera particularidad de esta etapa histórica consiste en que las élites ya no pueden ocultar la naturaleza real de los instrumentos a los que están recurriendo. Y esto es en gran parte un crédito de MMT. Sería decir que lo que está contribuyendo a hacer la MMT es hacer que la gente entienda cuál es la verdadera naturaleza de los instrumentos utilizados por los políticos para ′′ mantener a flote la cabaña “, impidiéndole que recurra a las mistificaciones habituales de siempre, y abriendo así el camino al uso de esas mismas herramientas para otros fines.
En otras palabras, los políticos ya no pueden permitirse el lujo de utilizar los poderes de emisión monetaria del banco central mientras que al mismo tiempo fingen utilizar impuestos para financiar los nuevos gastos y temen el riesgo de ′′ quedarse sin dinero “, como tienen Hecho después de la crisis financiera de 2008. La narrativa dominante ya no puede seguir adelante con la realidad. Y esto representa una derrota indudable para las élites.
Lo que nos lleva al argumento de los izquierdistas. Nadie ha sostenido que el cambio de paradigma en el sentido de ingresar los preceptos MMT en la narrativa mainstream habría llevado directo al socialismo. Pero si no se entiende el papel central que la narrativa sobre la escasez del dinero ha tenido en la imposición del paradigma neoliberal, y que, por tanto, el fallo de esa narrativa representa * ya de por sí * una victoria enorme y, por el contrario, una condición sine qua non para la persecución de un modelo alternativo, pues, perdón, pero no se entendió nada.
Como se ha dicho, comprender el funcionamiento real de los sistemas monetarios es una condición necesaria para imaginar paradigmas socioeconómicos alternativos. Y el fallo del paradigma de la escasez del dinero representa una derrota indudable para las clases dominantes, ya que en el futuro les será mucho más difícil recurrir a argumentos fingidamente técnicos para justificar sus políticas. Ahora obviamente depende de nosotros que este nuevo paradigma teórico se convierta en un nuevo paradigma político. Y eso depende-sí-de nuestra capacidad de hacer política y de dar vuelta las relaciones de fuerza.
Pero MMT es un aliado fundamental en esta batalla, por el simple hecho de que si no se entiende lo que es teóricamente posible, no se puede comprender lo que es políticamente posible

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