Italexit: mugimendua gauzatuz doa

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PERCHE’ HO DECISO DI ADERIRE AL PARTITO DI PARAGONE

Ugo Boghetta

(https://www.facebook.com/ugo.boghetta/posts/3143272755709270)

Come tutti sanno, Paragone ha deciso di fondare un partito. Fin qui nulla di nuovo si dirà, ma non è così. Un certo sovranismo ha finito la sua funzione con la caduta del governo gialloverde e il trasformismo di M5S e Lega. Le altre variegate forze sovraniste non sono in grado di fare quel salto politico, comunicativo ed organizzativo che la situazione richiede. Senza superare la soglia necessaria ad interloquire con il disagio ed il disastro sociale e prospettare un’alternativa, quello che c’è non serve a molto. Questo salto non c’è stato certo per il settarismo di questo o quel gruppo, ma è anche vero che non è con le sommatorie che si strutturano partiti che devono nascere per essere efficaci e durare. Rimanendo così le cose saremmo condannati all’onanismo da social, al volontarismo, ad un certo sovranismo movimentista new age, ad alzare sempre il tiro analitico e propositivo finendo per diventare dei Pappalardo, ad essere più agitati che agitatori. L’approccio di molti al coronavirus è già stato un segnale in questo senso. Si è preferito incaponirsi “nelle contraddizioni interne al virus” piuttosto che quelle in seno al popolo.

La proposta di Paragone ha potenzialità per la storia della persona e perché si colloca al punto giusto di intersezione fra i delusi del M5S, della Lega, l’astensionismo attivo, ed i settori sociali che rappresentano. Sono questi i più sensibili al cambiamento. in questo ambito stanno decenni di mancanza di una rappresentanza e di un progetto sociale e politico efficace e coerente. Qui sta l’annosa ricerca del partito che non c’è.

La proposta, inoltre, nasce su tre pilastri condivisibili: l’uscita dall’Unione-euro, il sovranismo costituzionale, l’antiliberismo. Per questi motivi, a prescindere dal nome, questo non dovrebbe essere un partito di scopo (alla Farage per intendersi). Del resto, quanto accaduto nella quattro-giorni di Bruxelles ci dice che il nucleo centrale dell’Unione (Germania-Francia) è riuscito ancora una volta ad affrontare una crisi andando oltre. In questo caso proponendo un salto verso una maggior integrazione e centralizzazione. Questa però decisione acuisce le contraddizioni a livello istituzionale fra un modello di fatto confederale, ma con moneta unica, e un modello federale senza possibilità di realizzazione. Il tutto aumenta “il distanziamento sociale” fra i vari paesi. Come scritto anche dal nuovo direttore di Repubblica, ciò rende la posizione dell’Italia ancora più fragile. I tempi della possibile narrazione sui soldi che arrivano, tuttavia, potrà coprire in parte il ritardo dell’erogazione dei medesimi. Così come il loro utilizzo rispetto all’inevitabile pagamento di interessi e quote.

Ciò rende più complicata la contro-narrazione e il crescere del conflitto sociale. Condizione senza la quale non c’è cambiamento. Perché, infatti, è quando si mettono in discussione i rapporti sociali e politici che si creano le condizioni per un altro futuro.

Questa situazione pone questioni da approfondire: come si aggrega quel vasto blocco sociale che va dal disoccupato al lavoro variamente dipendente, alle partite Iva, all’artigianato e alle piccole imprese; quale idea di attuazione della Costituzione e quale Stato; quale politica internazionale. Questione, quest’ultima, tanto più importante visto che spesso è vissuta più come scelta a chi subordinarci piuttosto che il mettere al centro ed identificare l’interesse nazionale. Sono temi che andranno valutati anche rispetto all’andamento della crisi e dei comportamenti dei vari ceti sociali: oggi possono essere più attivi alcuni, ma non è detto che mirino al cambiamento che si vorrebbe.

Qui sta appunto il ruolo del partito e la necessità del progetto di cui si dovrebbe dotare. Non è infatti con le sommatorie tematiche o il ritorno al recente passato che si aiutano i ceti in sofferenza. La salvezza sta nel cambiamento radicale non nel gattopardismo. C’è poi la necessità di costruire una cultura politica adeguata ai tempi ed agli obiettivi. Ora siamo dentro una marmellata non utile.

Cose non semplici visto che siamo in una fase in cui i vari populismi “di sinistra” o “né di destra né di sinistra” sono stati sconfitti o hanno tirato i remi in barca: Podemos, Melenchon, M5S; e nemmeno quello di destra sta molto bene.

Tuttavia, le classi dirigenti italiane non riusciranno a dare risposte ai tanti ceti sociali, nemmeno col “Liberismo di Stato”. E, dalll’altra, la frammentazione in basso sarà massima. Si tratterà dunque di pensare e sperimentare un inedito percorso fatto di populismo, classismo, progettualità.

Anche per questi motivi, un altro tema delicato è il pericolo del “comunicazionismo”, vale a dire il fare politica seguendo i sondaggi. Al contrario, un partito deve dotarsi di una propria originale comunicazione proprio perché la conquista di uno spazio comunicativo coerente con il progetto deve essere un obiettivo politico primario.

C’è poi un tema di cui non sarebbe giusto caricare direttamente il nuovo partito ma che non può non “aleggiare”: la questione del postcapitalismo. Uso questo termine socialismo da noi non è più in uso da anni e, dunque, assume i contorni più vari, sia perché, anche per chi vi si riconosce, ha un significato vago. Il socialismo, infatti, non è il mero intervento dello Stato, ma la sua qualificazione dentro a modifiche dei rapporti sociali. Bisognerà lavorarci. Ho la sensazione, tuttavia, che nel partito nascente ci sia (paradossalmente!?) più attenzione a questo tema che fra i sinistrati.

Infine, Non mi nascondo un problema evidente: il partito costruito su di una persona.

Lo condivido? NO. Ma questi sono i tempi.

Come non vedere, tuttavia, che partiti strutturati e quelli in cui “uno vale uno” sono finiti col capo personalizzato. Né, per coerenza, posso dimenticare che in anni recenti, insieme ad altri, ho tentato di convincere Bagnai ad usare la sua audience per saltare oltre l’asticella della minima massa critica. Bagnai ha poi scelto di fare la foglia di fico di Salvini. Né posso dimenticare il tentativo con l’ineffabile Fassina che, appena dopo aver presentato il “Manifesto per la Sovranità Costituzionale”, è tornato all’ovile del PD. Almeno Paragone ci mette la faccia.

Sarà comunque interessante sperimentare la costruzione di un partito per un verso personalizzato, e che per l’altro che si vuole strutturato per non ricalcare orme ed errori dei 5S.

Gehigarriak:

a) Le tappe del Neoliberismo: così siamo arrivati alla lenta morte dell’Italia. Tutti i passaggi

b) Meglio altro deficit che il Mes. Ma i soldi vadano all’economia reale

https://www.ilparagone.it/attualita/meglio-altro-deficit-che-il-mes-ma-i-soldi-vadano-alleconomia-reale/?fbclid=IwAR2esmiDoP3KnV_cASNYZMYEqZeaG8uzGKkNklnKI2yOKQxULarFOxDjqBA

c) “Lockdown e zone rosse, tutto segretato.” Il Governo blinda i verbali del Comitato Covid

https://www.ilparagone.it/attualita/lockdown-e-zone-rosse-tutto-segretato-il-governo-blinda-i-verbali-del-comitato-covid/?fbclid=IwAR35Ynb1HePYR3ALeD2S7gkaPwUXwb9MseBt8VJ3Zw2gMurvQRSK0YUHmCM

d) Il Pil italiano giù del 12,4%. Record negativo, già in fumo 50 miliardi

https://www.ilparagone.it/attualita/il-pil-italiano-giu-del-124-record-negativo-gia-in-fumo-50-miliardi/?fbclid=IwAR0EgjFR2SE3_w3UaV_zRKPyZ2vpdYZxA8bIZKZLcQEmI5XxIHeyXwv8SxU

e) Perché il Recovery Fund è come il Mes. La fregatura tra tasse e zero solidarietà

https://www.ilparagone.it/attualita/recovery-fund-come-mes/?fbclid=IwAR3DBrKOlx23R2AxsGel89ScB81OWa7QFKSA6oP2ctHrqAt7m539VvvJMmc

f) Care Pmi, a voi la bolletta più cara d’Europa e il sistema energetico lo finanziate voi!

https://www.ilparagone.it/attualita/care-pmi-a-voi-la-bolletta-piu-cara-deuropa-e-il-sistema-energetico-lo-finanziate-voi/?fbclid=IwAR2esmiDoP3KnV_cASNYZMYEqZeaG8uzGKkNklnKI2yOKQxULarFOxDjqBA

g) Covid, spunta un altro documento segreto. E ora il governo non può più tacere

https://www.ilparagone.it/attualita/covid-spunta-un-altro-documento-segreto-e-ora-il-governo-non-puo-piu-tacere/?fbclid=IwAR1xaZRjrUyUjxEjYwrFlAATUbgDBQD0EjBKirqq91P7JkSXqUbRAyBIy5M

h) L’evasione fiscale dei tedeschi di cui nessuno parla. Però ci fanno la morale…

https://www.ilparagone.it/attualita/germania-evasione-fiscale-tedeschi/?fbclid=IwAR334Fzss0Lr3zo_qh-V_eKOFAFNqRHBcpKVpg81GzZY_ROFmPswUY1hfm4

i) “E ora dovete tagliare le pensioni!” Recovery Fund, arriva subito il conto da pagare

https://www.ilparagone.it/attualita/e-ora-dovete-tagliare-le-pensioni-recovery-fund-arriva-subito-il-conto-da-pagare/?fbclid=IwAR0EgjFR2SE3_w3UaV_zRKPyZ2vpdYZxA8bIZKZLcQEmI5XxIHeyXwv8SxU

j) MMT: la cassetta degli attrezzi per smontare le follie del mainstream economico

https://www.ilparagone.it/interventi/mmt-la-cassetta-degli-attrezzi-per-smontare-le-follie-del-mainstream-economico/?fbclid=IwAR2CRI9zivcXSNKj1ptGw_m8Oyx5sTqUskpimgv-FwtsL9kk1ZglgCOkkbU

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